E così, alla fine, dopo tante, tantissime indecisioni sul “se partire” e soprattutto sul “dove andare”, dopo aver cancellato con immenso rammarico un viaggio in Albania già prenotato e dopo aver provato a pianificare, a lungo e invano, una vacanza in Italia che fosse all’altezza delle mie aspettative e soprattutto dei miei bisogni, ma che allo stesso tempo non mi dissanguasse, ecco che tra le tante opzioni valutate: Salento, Sicilia, Sardegna, Marche, Basilicata e non ricordo più cos’altro, ho deciso di ritornare in Grecia, precisamente a Creta, dove ero già stata nel 2007, seppur in una zona diversa.
Così, messi da parte tutti i dubbi e i timori, dopo attente valutazioni, visto il semaforo verde dello stato italiano verso i viaggi in Grecia, ho lasciato vincere la vita e soprattutto il mio bisogno di viverla.
Mi sono detta che una vacanza fatta in Italia o all’estero, avrebbe comportato rischi identici e che anzi, in Grecia, su un’isola sperduta in mezzo al mare, probabilmente, sarei stata ancora più al sicuro, perché la Grecia, oltre ad essere una terra meravigliosa, con un mare da sogno, servizi eccellenti e di altissima qualità, proposti però, a prezzi ragionevoli e con grande cura e attenzione verso il cliente, ha dalla sua, da sempre, un’altra caratteristica che amo e cioè il distanziamento sociale garantito, non solo in tempo di COVID, ma proprio come stile di vita.
Infatti, ciò che più amo della Grecia (e che ho ritrovato anche in Spagna e Albania, a dire il vero), è quel senso di spazi aperti, mai affollati, che ti fanno godere a pieno di tutto, senza sentirti “soffocare”, come purtroppo avviene qui in Italia, dove troppo spesso l’obiettivo è riempire finché ce n’è, senza preoccuparsi del comfort di chi, quello spazio, lo occupa.
A proposito di prezzi, giusto per farvi qualche esempio, il noleggio di un’auto (con il cambio automatico) per una settimana è costato 320 euro, comprensivo di assicurazione Kasko (in Sardegna, precisamente a Cagliari, il preventivo era di 1.200 euro, per lo stesso periodo). Un hotel 4 stelle a Chania, Hotel Kydon, in pieno centro, per 7 notti, è costato, colazione inclusa, 812 euro (per 5 notti nel Conero, sempre in un hotel 4 stelle, mi avevano chiesto 2.000 euro; per 7 notti, in Basilicata, a Maratea, 1.500). Il costo di un ombrellone e due lettini oscilla tra un massimo di 25 euro, a un minimo di 6. Per un pasto completo, composto da più portate e bibite, il costo medio è di 20/25 euro a persona.
Una volta sul posto, poi, ho potuto constatare di persona il livello e la qualità delle misure implementate per contrastare la diffusione del COVID: tamponi a campione al momento dell’arrivo in aeroporto, con 24 ore di quarantena in attesa dell’esito; mascherine ovunque all’interno di ogni attività commerciale e sempre regolarmente indossata da tutto il personale di alberghi, bar, ristoranti e anche per i servizi in spiaggia. Igienizzanti in ogni luogo e addirittura, in alcuni ristoranti, su ogni tavolo. Distanziamento sociale, grandissima igiene anche in spiaggia, dove ogni lettino veniva regolarmente disinfettato. Discoteche chiuse; locali che sospendevano la musica entro la mezzanotte, nessuno in piedi, fuori dai bar a bere o chiacchierare e nessuna festa.
Naturalmente, tutto questo è semplicemente ciò che ho visto e vissuto durante la mia settimana a Creta. Non sono favolette sentite o lette in giro, ma esperienza diretta e credo che non sia un caso se la Grecia è una delle nazioni più virtuose, una di quelle che è riuscita a gestire meglio di altre l’emergenza in corso, con un numero di contagi bassissimo.
Peccato che in Italia, a partire dall’11 di agosto (io ero atterrata a Creta la sera del 10), sia scoppiata una polemica stratosferica, accompagnata da un odio enorme nei confronti degli italiani in viaggio all’estero, in particolare verso quelli che si trovavano in Grecia, Croazia, Malta e Spagna. Nazioni verso le quali, peraltro, era possibile spostarsi liberamente.
Si sa che gli italiani hanno da sempre la memoria corta e probabilmente, mentre riempivano i social di frasi fatte, insulti e accuse generalizzate, avevano dimenticato che nemmeno due mesi prima, il ministro Di Maio si era battuto affinché la Grecia riaprisse le proprie frontiere anche ai vacanzieri italiani: “Sono contento che l’amico Dendias mi abbia rassicurato sul fatto che la Grecia aprirà all’Italia sicuramente entro la fine del mese, eliminando qualsiasi tipo di blocco e obbligo di quarantena per gli italiani”.
Con il senno di poi, penso che avrebbero fatto bene a non riaprirle le frontiere, perché si sarebbero risparmiati tante polemiche gratuite e soprattutto un numero di contagi leggermente in crescita, rispetto a quello che era il loro trend.
Evidentemente, molti governatori di regione, avevano l’obiettivo di disincentivare il turismo verso nazioni che ci fanno concorrenza diretta (infatti, sono fioccate le disdette) e che, mi dispiace dirlo, almeno per quanto mi riguarda, vincono a mani basse per il rapporto qualità-prezzo e ci metto anche la bellezza del territorio, che non ha nulla da invidiare a nessuno. E’ che ci fa piacere che dall’estero vengano a spendere i loro soldi qui in Italia, ma non ci piace se noi Italiani andiamo a spendere i nostri all’estero e in molti casi, meglio.
Viaggiare, per quanto mi riguarda, è anche e soprattutto una questione di cultura e di arricchimento personale e sono anni, ormai, che trascorro le mie vacanze estive sempre all’estero.
Pertanto, nulla da contestare se mentre ero già in Grecia (dove i numeri dei contagi continuavano ad essere bassissimi rispetto a quelli registrati nelle stesse ore in Italia) è stato introdotto l’obbligo di quarantena e il tampone al rientro, anzi! Io, una volta in Italia, ho fatto entrambe le cose e credo di aver fatto solo il mio dovere di cittadina. Ritengo, piuttosto, che questa procedura andasse estesa a tutti coloro che sono andati in vacanza, sia in Italia che all’estero, anche a quelli che hanno scelto una meta nella propria regione. Parliamoci chiaro, più si sta in giro: hotel, ristoranti vari, mezzi di trasporto e frequentazioni “allargate” e più ci si espone al rischio di contagio, e in molti casi, nonostante i comportamenti virtuosi, purtroppo.
Come ci si contagia anche restando a casa, rinunciando alle ferie, perché magari si è andati a una festa di compleanno, a un anniversario o a una semplice cena con amici che non si vedevano da tempo o anche con quelli incontrati già la sera prima.
Al virus non interessa dove sei, con chi sei, cosa fai e a che ora. Lui è lì, sempre, potenzialmente ovunque, anche nell’ascensore di casa tua, per dire. E il problema non risiede nel “dove si va”, ma nei comportamenti di buon senso posti in atto da ciascuno di noi.
E a tutto questo bisogna aggiungere che non si può smettere di vivere; non ci si può mettere sotto una campana di vetro nell’attesa che tutto questo passi.
Ecco perché trovo che sia sempre molto triste puntare il dito contro gli altri, ricorrendo a luoghi comuni, “meme” e atteggiamenti di scherno, come se l’altro fosse sempre il più stupido, incosciente, sprovveduto e strafottente, e l’andare in vacanza all’estero fosse una “colpa” più grave dell’andare in vacanza in Italia, magari in Sardegna, in Salento, nella Riviera Romagnola o in qualsiasi altro luogo. Come se il restare in Italia fosse stato più sicuro e ci avrebbe esposti meno.
È che noi italiani, purtroppo, abbiamo sempre quella strana convinzione (che io definirei superbia), che come noi, non ce n’è, Perché noi “semo er mejo”. Beh, mi dispiace, ma non è affatto così, e in questo momento particolare, ho avuto modo di appurarlo con i miei occhi, ancora una volta.
Sui social ho letto cose davvero poco carine, anche da parte di persone inaspettate. Tra i tanti luoghi comuni, gettonatissimi erano i “pipponi” sul non aver contribuito a sostenere l’economia italiana. Che tra l’altro, suonava molto come il “prima gli italiani” Salviniano. Beh, io l’avrei anche sostenuta l’economia italiana, ma non a discapito delle mie tasche, non facendomi “fregare” e pagando più del doppio o del triplo per lo stesso servizio, ma in condizioni peggiori (e mi riferisco al caos).
Tendiamo a voler cercare sempre negli altri il “colpevole”, a giudicare i bisogni degli altri, soprattutto se sono diversi dai nostri, le loro scelte e le loro vite e nel contempo, guardiamo sempre troppo poco noi stessi, perché noi, manco a dirlo, siamo perfetti e facciamo tutto bene.
Ma ora, tralasciando questa lunghissima introduzione a tratti polemica, ma evidentemente necessaria, perché mi è venuta fuori come un fiume in piena, vorrei raccontarvi qualcosa di Creta e delle sue bellezze.
Creta è un’isola grandissima, la più grande e popolosa della Grecia. L’aeroporto principale si trova ad Heraklion ed è lì che arrivano quasi tutti gli aerei. Il viaggio in auto per raggiungere Chania dura quasi due ore. La strada è a tratti comoda e a tratti meno, certo, percorrerla di giorno è preferibile.
Chania, la Venezia d’oriente, è una cittadina graziosissima, che si affaccia sul mare, sul tratto della costa settentrionale. È una meta molto ambita per più motivi: le spiagge nei dintorni sono bellissime, il centro storico è estremamente suggestivo e il patrimonio architettonico è splendido, infatti vi convivono meravigliosamente i segni lasciati dalla dominazione veneziana e da quella ottomana.
Il centro storico, come dicevo, è un tripudio di colori e bellezza, che si sviluppa in un reticolo di strade e stradine che si diramano attorno al porto, su cui si affacciano edifici veneziani e turchi, andando a creare uno scenario davvero pittoresco, reso ancora più vivo e dinamico da un’infinità di negozietti, bar, ristoranti e locali di vario genere.
Nel 2007 ci ero stata di passaggio e me ne ero innamorata. Mi ero ripromessa di ritornarci e di soggiornarci per un periodo più lungo e così è stato, anche se sono passati tantissimi anni da allora. Ma nel frattempo, ho visitato altre isole greche, tra cui Rodi, Santorini e Zante.
Creta è anche miele artigianale buonissimo e artigianato locale. Nei vari negozietti è possibile ammirare e acquistare oggetti unici e particolari, sempre a prezzi decisamente convenienti. Mi sono portata a casa dei bicchieri bellissimi, dei contenitori per il sale e dei braccialetti davvero carini.
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Nei dintorni di Chania è possibile trovare tantissime spiagge, anche se le più belle e suggestive distano almeno una quarantina di chilometri dalla città, però, credetemi se vi dico che vale la pena farsi il viaggio di un’oretta, perché il mare e il paesaggio, sono meravigliosi.
Così come è bello tornare, all’ora del tramonto, per trascorrere le proprie serate nell’atmosfera calda e accogliente di Chania.
Vicinissima a Chania c’è la spiaggia di Zorba (Zorba’s beach) a Stavros, nome tutt’altro che casuale, infatti è qui che si sono svolte quasi tutte le riprese del film “Zorba il greco”, con Anthony Quinn ed è qui che è stata girata la scena più famosa, quella del Sirtaki. Il costo di un ombrellone e due lettini è di 25 euro. C’è un bar – ristorante che offre servizio anche sotto l’ombrellone. Una bella insalata greca, accompagnata da una Mythos ghiacciata, è d’obbligo. Mare cristallino, pulitissimo, con una sabbia leggermente più consistente.
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Se cercate il paradiso, quello vero, non potete non visitare la spiaggia di Elafonissi (i Caraibi del Mediterraneo). Il viaggio è un pochino più lungo, ma credetemi, resterete a bocca aperta. Una distesa di sabbia bianca e rosa, finissima, e attorno a voi il mare trasparente, da bere, con colori che virano dal bianco al blu intenso. C’è una spiaggia attrezzata con un bar, dove è possibile noleggiare ombrelloni e lettini (ma non vi conviene arrivare troppo tardi) così come ci sono tantissime spiagge libere dove è possibile sistemarsi come meglio si crede. Un piccolo ombrellone è consigliato, perché il sole picchia di brutto.
Davanti alla spiaggia principale si trova la piccola isola di Elafonissi che, in base alle maree, in alcuni giorni è collegata alla terraferma da una lingua di sabbia, mentre in altri è una vera e propria isola che si raggiunge camminando nel mare, con l’acqua che arriva alle ginocchia o poco più su. Elafonissi è un’area protetta dove le tartarughe caretta caretta depongono le loro uova.
Altri luoghi incantevoli da visitare, dove non siamo riusciti a tornare, sono la laguna di Balos e l’isola di Gramvousa. Se può interessarvi, dal porto di Kissamos, in orari comodi, partono barche che propongono tour della durata di 5 ore, suddivise tra un luogo e l’altro. Noi, visto il momento particolare, abbiamo preferito evitare “assembramenti”. In ogni caso, facendo qualche piccola ricerca, è possibile noleggiare imbarcazioni per tour privati, destinati a un minor numero di persone.
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La spiaggia che più ho amato (e credo che le motivazioni, seppur sensate, siano soprattutto irrazionali e hanno a che fare con il modo in cui mi sentivo io lì, in quel luogo, immersa in quell’acqua trasparente, fresca e mai ferma) è quella di Playa Paraiso a Falassarna. Ci siamo tornati più volte, per il comfort, per i servizi, ma soprattutto per la bellezza del mare e del paesaggio.
Il tratto di mare è splendido, il paesaggio attorno è suggestivo, visto dall’alto poi, quando sei ancora in auto, man mano che scendi, tornante dopo tornante, ti toglie il fiato. All’ora del tramonto, quando tutta la luce si fa ambrata, quel tratto di costa sembra avvolgerti. L’acqua è cristallina e pura. Il vento ti culla e stempera il caldo anche se, ad essere sincera, non l’ho mai sofferto durante tutta la vacanza. E che dire delle tante calette? Un sogno.
A Playa Paraiso, poi, siamo stati coccolati da uno staff sempre pronto e attento, da un menù ricco e pieno di cose buonissime, da birra ghiacciata a fiumi, cocktail, l’immancabile cappuccino freddo e anche le ciambelle fritte con lo zucchero da mangiare in riva al mare. Per ogni pasto, in 7, abbiamo speso la media di 110 euro. Ombrelloni ampi, lettini comodi e ogni tipo di servizio a 20 euro (un ombrellone e due lettini). Qui, volendo, è possibile rivolgersi allo staff per prenotare gite a Balos con il loro gommone. Noi, purtroppo, lo abbiamo scoperto solo il penultimo giorno di vacanza e non è stato possibile usufruirne.
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Questa è una delle tante calette isolate di Creta, incrociata per caso, alla fine di un tragitto molto suggestivo che collegava Elafonissi a Falassarna.
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Volendo, sulla strada del ritorno verso Chania, potete fermarvi a mangiare un boccone in un piccolo ristorantino sul vecchio porto di Kissamos, serve sempre pesce freschissimo e prepara degli spaghetti ai crostacei da leccarsi i baffi (la porzione era immensa!). Si chiama O Gero Tsegkas. Il posto è tranquillo e la location molto suggestiva, soprattutto all’ora del tramonto. In 7, abbiamo speso 157euro. Qui, abbiamo festeggiato il compleanno di mia mamma, il 13 agosto.
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I luoghi in cui fermarsi a mangiare a Chania sono tantissimi, vi suggerisco quelli che ho preferito in assoluto:
Uno su tutti, è Ginger Concept: un ristorante – concept store bellissimo, in cui si respira Grecia ma anche un po’ di Brasile (terra d’origine dei suoi proprietari). È situato all’interno di una stradina particolarissima nel centro storico. Il locale è sempre aperto e offre un servizio eccellente, dell’ottimo cibo, con proposte e accostamenti molto particolari, ricchi di contaminazioni.
Tutto è curato nei minimi dettagli, musica compresa. L’atmosfera, poi, è elegante e raffinata. Un luogo che porto nel cuore e in cui mi sono sentita davvero bene, a mio agio. Qui ho scoperto lo Skinos, un digestivo meraviglioso a base di maestica, una resina particolare, conosciuta fin dai tempi di Ippocrate, che cresce solamente sull’isola di Chios. A questa resina sono riconosciute proprietà legate alla cura di varie patologie, in particolare quelle dello stomaco e delle ulcere. La maestica di Chios ha ottenuto la denominazione di origine controllata.
Una bottiglia di Skinos si è fatta un bel viaggetto insieme a me e ora vive comodamente nel mio freezer, quasi tutte le sere, ne sorseggio un po’, subito dopo cena.
Da Ginger Concept, in 7, abbiamo speso 192 euro, ma abbiamo consumato una bottiglie di vino e qualche calice.
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Altro ristorante che merita sicuramente una visita è Adespoto, tipica taverna greca in una location davvero suggestiva. Come sottofondo c’è musica dal vivo, ma mai invadente, anzi, particolarmente piacevole. A fine serata, la band, ha improvvisato per noi il Sirtaki. La cucina è quella tipica greca. Tra l’altro è stata una delle location del film “I due volti di gennaio” di Hossein Amini, con Kirsten Dunst, Viggo Mortensen e Oscar Isaac. In 7, abbiamo speso 142,50 euro.
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E per ultimo, ma non per questo meno importante, Ta Chalkina. Altro locale bellissimo, sul porto di Chania. Un ristorante curatissimo e ricercato, dove poter mangiare una selezione di carni eccellenti, cucinate alla brace sotto ai vostri occhi. Non solo carne, ma anche insalate, antipasti sfiziosi e naturalmente dolci da leccarsi i baffi. Pane caldo, appena sfornato, fragrante, condito con pomodori dolcissimi, olio, sale e origano macinato al momento. Provate la loro cheesecke, preparata con formaggio fresco tipico, è un sogno. In 7, abbiamo speso 158,80 euro, da non crederci, vista la quantità e la qualità di tutto quello che abbiamo mangiato. Purtroppo non ho foto da mostrarvi, perché quella sera non avevo con me la macchina fotografica, ma vi ho lasciato il link del loro sito.
Concludendo, la mia settimana a Creta è volata e aspetto con impazienza il prossimo anno, per scegliere un’altra isola greca da visitare e su cui trascorrere altre giornate lente e spensierate, fatte di bellezza, calore, natura incontaminata, educazione e rispetto.
Sono tornata a casa il 17 agosto, sana, salva e rigenerata, proprio nel giorno del mio compleanno, l’unico rammarico è quello di averlo trascorso quasi tutto in aeroporto, a causa di un ritardo di circa due ore del mio volo, ma pazienza, perché poi, quella stessa sera, l’Inter mi ha regalato una bellissima vittoria… peccato per la coppa persa.
Spero che questo piccolo viaggio virtuale vi sia piaciuto e se avete domande, non esitate a chiedere. Sono qui per voi!
A presto!
M. xx
L'articolo Creta: tra Chania, Falassarna ed Elafonissi proviene da Dafne's Corner ..."il Gusto".