“Una visione idilliaca. Avevo sempre vissuto così la realtà. Tendando di innalzarla al livello dei miei sogni. Al livello dello sguardo. Ad altezza d’uomo. Della felicità. Ma la realtà era come il giunco. Si piegava ma non si rompeva mai. Dietro l’illusione si nascondeva sempre la stronzaggine umana.”
Jean-Claude Izzo, Solea
Spero che questo nuovo anno sia iniziato nel migliore dei modi e che possa portarvi tutto ciò che desiderate. Non parlo di cose materiali (se arrivassero anche quelle, tanto meglio), ma soprattutto spirituali: salute, serenità, un bel pizzicotto di felicità e tanto amore.
Io sto bene, cerco di vivere le mie giornate nel migliore dei modi, ritagliandomi sempre qualche momento di piacere, così da non avere la sensazione di vivere esclusivamente nell’attesa del weekend: leggo molto, ascolto musica, la sera preparo qualcosa di buono per cena, magari mentre sorseggio un calice di vino, e mi godo i miei pelosetti e pianifico nuovi viaggi.
Finché resto nella mia bolla, mi sento tranquilla, ma quando cedo alla tentazione di leggere notizie, ascoltare tg o scorrere la bacheca di FB, vengo travolta dallo sconforto.
Un mondo che gira male, molto male, perlomeno secondo quello che è il mio modo di vedere le cose. Polemiche sterili su tutto. Arroganza e tanta ignoranza. Guerre, morti, ingiustizie, cattiveria gratuita, animali maltrattati e uccisi malamente. Non potete capire il dolore che provo. Un dolore fisico, perché non riesco a comprendere perché anziché vivere amando, si preferisce vivere odiando, distruggendo e ammazzando.
Lo so che può sembrare un discorso retorico, ma io davvero faccio fatica a capire. Manie di protagonismo? Brama di potere? Frustrazione? Malattie mentali diffuse? Sadismo? Complesso da pene piccolo? E le ragazzine che calciano i gattini, come fossero palloni, facendoli annegare nelle acque ghiacciate di una fontana, che problemi hanno? E i genitori che tentano di giustificare andando alla ricerca di attenuanti inesistenti?
E questi INFLUENZER (lo so che si scrive influencer) che sono come i prezzemolini? Sono ovunque, a riempirti gli occhi con le loro vite fantastiche e lussuose e a dirti cosa devi comprare, cosa devi mangiare, come ti devi allenare, dove devi andare in vacanza, per chi devi votare, in cosa devi credere, cosa è giusto e cosa è sbagliato… In pratica, contribuiscono a forgiare eserciti di burattini tutti uguali a cui dicono, in fin dei conti, come devono spendere i propri soldi e nel frattempo vivono “aggratis”, perché le aziende per cui fanno “marchette” gli regalato di tutto e di più, oltre a pagarli migliaia di euro per ogni post.
In pratica, perfetti buoni a nulla, il più delle volte senza arte e né parte, vivono nel lusso più sfrenato grazie a milioni di follower che, probabilmente, ambiscono a fare la stessa cosa. Ecco che si passano le ore a creare contenuti su Tik-Tok sperando di sfondare… Poco importa se si sa a malapena leggere, scrivere o comprendere un testo. Meglio un popolo ignorante e perso nel nulla, così lo porti dove vuoi e gli fai fare quello che vuoi, e nemmeno se ne rende conto di essere manipolato.
E poi, oggi, se non ti spogli, non sei nessuno. Se non mostri il culo ogni secondo per dimostrare che il corpo e tuo e ci fai quello che vuoi, non sei una donna libera! E infatti, per dimostrare al mondo che sono libera davvero, sto andando a lavoro in perizoma e quasi quasi, sarei tentata di aprirmi anche io una pagina su Onlyfans. D’altro canto, lo sanno tutti che solo mostrando il culo si combatte la cultura della donna oggetto…
Ma il pudore, che fine ha fatto? Ci siamo trasformati in un popolo di voyeur, senza più cultura e identità, con gli occhi fissi su un telefono a spiare nelle vite fintamente perfette degli altri. Il pudore non è una cosa brutta, è una forma di riservatezza, significa stabilire un confine, sacrosanto, tra vita pubblica e privata, Significa non mettere tutto in piazza, ma avere un’area di privacy, di cose che restano all’interno di una zona protetta e non condivise con il mondo intero. Perché è giusto stabilire limiti, confini… È necessario vivere anche al di fuori dai social o dalla condivisione di tutto nel mondo virtuale. Un mondo reale esiste ancora, anche se siamo portati a vedere tutto attraverso lo schermo di un telefono.
“Affetto da un’insonnia violenta, fin dalla più tenera età passava la vita quasi esclusivamente online. Aveva trovato una comunità di persone che cercavano riparo dalla realtà. Quando era online, aveva il controllo. Il mondo reale offriva troppe occasioni di umiliazione e rimpianto. In rete, se si stancava della propria personalità, poteva semplicemente cambiare nome e diventare qualcun altro.” Michael Bible | L’ultima cosa bella sulla faccia della terra
Phubbing: My life has become a major distraction from my cell phone.
Questo mondo non mi appartiene più, provo disgusto per tutto e mi ritrovo a immaginarmi da vecchia, sempre più intollerante e acida, come il succo di un limone acerbo. Parafrasando (e contraddicendo) Dostoevskij, continuerò liberamente a fare tutte le mie riflessioni, fregandomene se dovessero urtare la sensibilità di qualcuno (che lui chiamava imbecilli), perché, a dirvela tutta, l’ipocrisia del politicamente corretto mi ha alquanto rotto le scatole. Siamo diventati tutta forma e niente sostanza.
Il mio mondo, quel mondo che, nonostante la sua dose di schifo (perché quello è una costante da sempre), tutto sommato mi piaceva, sta pian piano scomparendo. Tutto va troppo veloce e io non riesco più a stare al passo. Anzi, non voglio. Voglio continuare a vivere a modo mio, in modo analogico e vero, vale a dire in modo quanto più possibile “vintage”. Voglio nutrire e allenare il mio cervello, non mi serve l’aiuto dell’intelligenza artificiale, non ho bisogno di un computer che faccia cose al posto mio o che esprima pensieri e opinioni al posto mio. Le cose voglio farle io, voglio studiarle io, le voglio impararle io, per davvero, perché le voglio assimilare, e non mi frega nulla se ci impiego più tempo. NON HO FRETTA.
Sono stufa di correre. Se vado al supermercato, mi faccio la fila e soprattutto, mi piace socializzare con il cassiere o la cassiera di turno. Non sono un dipendente del supermercato, o di tutte queste realtà che stanno eliminando le risorse umane per risparmiare sul personale. Assumete e non rompere le palle! Scannerizzare i prodotti, riempirci da soli le buste e pagare autonomamente non ci fa risparmiare sulla spesa, non ci offre benefici. Noi spendiamo la stessa cifra e il supermercato, invece, ci guadagna di più, perché ha tagliato i suoi costi e ha delegato al consumatore una parte di attività che prima spettava al suo personale. Non voglio essere complice del capitalismo più spietato e nemmeno di chi licenzia senza pietà.
Ormai, anche da un punto di vista di immagini, non si capisce più cosa sia reale e cosa sia finzione. La realtà è mistificata. C’è Instagram invaso di immagini realizzate con AI: luoghi finti, volti finti, cibo finto, animali finti, influencer finti che hanno dietro di sé società che fatturano milioni di euro… Mi spiegate che gusto c’è? E sotto, decine e decine di commenti di apprezzamento. Ma apprezzamento per cosa? Per luoghi che non esistono e vengono spacciati per veri? Per una bellezza artefatta? Per un piatto che non si è cucinato? Per una foto che non si è scattata? Per un disegno che non si è realizzato? Per un gatto che indossa felpa, jeans e scarpe da ginnastica?
Non so, ma temo che qualcosa ci sia sfuggito di mano. Allo stesso tempo, però, sono consapevole del fatto che gli eccessi di questa epoca possano essere visti e compreso solo dai “vecchi” come me, da quelli che hanno vissuto anche nell’epoca in cui non esistevano computer, cellulari, internet, social e via dicendo (e si stava da Dio), per gli altri queste righe, probabilmente, possono apparire come un mero vaneggiamento.
Non è mia intenzione sputare in faccia alla tecnologia e al progresso, anzi… però, temo che oggi, molta di questa tecnologia, se usata male, possa rivelarsi controproducente. Temo un ulteriore assopimento dei cervelli, un appiattimento del pensiero, del senso critico, del sapere, del desiderio di imparare e creare anche in ambito artistico. Mi spaventa un progressivo impoverimento delle capacità umane. Un tempo, studiare costava fatica, era un lavoro vero e proprio. Reperire informazioni diverse da quelle presenti sui libri di scuola significava consultare un’enciclopedia, o passare pomeriggi interi in biblioteca, a cercare fonti, a imparare… Oggi c’è google, e che ben venga se usato bene… Però esiste anche chat GPT.
Comunque, non volevo venire qui a farvi il solito pippone da disadattata. Volevo solo farvi i miei auguri di buon anno e deliziarvi con la ricetta di questo gelato che a me sta particolarmente a cuore. Per raccontarvi il perché, devo tornare indietro di qualche anno, e precisamente al 1989, quando mio papà, stanco di indossare i panni del manager, aveva deciso di mollare tutto e aprire un bel bar-gelateria. Fu un successone, anche se durò poco, perché mio papà ritornò nel giro di poco tempo a fare il manager, ma il suo meraviglioso gelato artigianale, divenne famosissimo.
Era quello che oggi avremmo definito gelato gourmet. Tanti gusti pazzeschi e decisamente insoliti per quegli anni, e tra questi c’era, appunto, anche il gelato alla ricotta. Arrivavano da ogni dove per assaggiarlo e ci credo! Perché era un vero godimento e oggi continua a rimane uno dei miei gusti preferiti e così, ho pensato di condividere con voi la mia ricetta. Ricetta che, tra l’altro, utilizzo come base per creare tanti, tantissimi altri gusti… Qui ve l’ho proposta in abbinamento a salsa mou e arachidi.
Provatelo, perché è davvero buono e super cremoso, che poi, ditemi un po’ quel che vi pare, ma a me il gelato in inverno dà più godimento :)
Direi che come primo post dell’anno ho scritto abbastanza, anzi, forse ho pure scritto troppo e ho come la sensazione che dopo questo sproloquio, su questo blog ci resterò solo io! Ahahahahha! Amen, pagherò il prezzo, ma non sono disposta a barattare la mia libertà d’espressione con nulla.
Vi abbraccio e ci rivediamo al prossimo post, se avrete ancora il piacere di esserci :)
M. xx



Gelato alla ricotta con salsa mou salata e arachidi
Ingredienti
- Per il gelato
- 240 gr di ricotta di mucca di ottima qualità
- 100 gr di zucchero
- 30 gr di miele (io di acacia)
- 200 ml di panna fresca fredda
- 100 ml di latte (parzialmente scremato o intero) freddo
- 1 cucchiaino di essenza naturale di vaniglia
- q.b. di sale
- q.b. di arachidi salate
- Per la salsa mou
- 70 gr di caramelle mou (quelle morbide)
- 150 gr di panna fresca
- 2/3 pizzichi di sale
Istruzioni
- Per la salsa mou salata: Mettete in un pentolino antiaderente la panna fresca con le caramelle mou e il sale. Ponete su fiamma bassa e fate sciogliere le caramelle. Otterrete un composto color caramello, fatelo sobbollire per tre/quattro minuti girando continuamente. Spegnete, trasferite in un vasetto e lasciate raffreddare completamente a temperatura ambiente.
- Per il gelato, lavorate la ricotta fredda di frigorifero con le fruste, così da renderla perfettamente liscia e priva di grumi. Aggiungete lo zucchero, il miele e la vaniglia e mescolate bene. Aggiungete panna e latte, mescolate fino a ottenere un composto omogeneo e trasferite nella vostra gelatiera, seguendo le istruzioni d'uso.
- Una volta pronto il gelato, trasferitene metà nella vaschetta in cui intendete conservarlo, variegate con salsa Mou e una manciata di arachidi, aggiungete il gelato rimanente e completate con altra salsa mou, arachidi e qualche pizzico di sale. Trasferite in freezer.
- Al momento di servire, porzionate e completate a piacere con altra salsa mou e arachidi.
Note



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