“Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.“
José Saramago | Cecità
Anche io, come molti di voi, da diversi giorni, sono a casa in quarantena. Diciamo che da quando è esplosa tutta questa situazione, e già prima dell’ultimo decreto, mi ero auto-imposta un regime di semi quarantena, tant’è che le mie giornate si dividevano tra casa e ufficio, con rarissime incursioni al supermercato.
Sto lavorando da casa, ma è inutile negare che non è proprio la stessa cosa o magari, mi ci devo solo adattare. E’ che sono abituata ad avere i documenti tra le mani, a sfogliarli… e invece, qui da casa, devo fare tutto a monitor: entrare ed uscire da almeno 10 schermate differenti, fare i controlli necessari, le registrazioni e poi, man mano, chiudere le pratiche. Che però, non sono mai veramente chiuse, perché necessitano di ulteriori attività, come la stampa di comunicazioni e di evidenze d’invio e questo significa che quando tornerò in ufficio, dovrò riprenderle nuovamente tutte tra le mani.
Ma francamente, non me ne importa granché, perché i miei, vista la situazione che stiamo vivendo, non sono classificabili nemmeno come “problemi”.
Inutile negare che non mi sento serena. Mi sento frastornata, come se vivessi costantemente in un brutto sogno, da cui non riesco a svegliarmi. E no, il mio problema, non è quello di dover restare a casa. A casa ci sto bene, perché casa, è la mia isola felice. Ci sono i miei libri, i miei dischi, la mia macchina fotografica e tutto ciò che mi serve. Infatti, continuo a fare le mie cose come sempre: impasto, scrivo, preparo dolci, fotografo, leggo, vedo la tv (anche se a tratti mi annoia), esco in veranda a prendere un po’ d’aria e di sole e insegno a mia sorella (a distanza, tramite videochiamate) a preparare la focaccia, la pizza e anche il pane. E devo dire che mi sta regalando delle belle soddisfazioni e penso che sia soddisfatta anche a lei :)
Per quanto mi riguarda, già da qualche settimana, ho riscoperto il piacere di fare la pasta in casa. Mi metto davanti la mia spianatoia, tra le mani il coltello che un tempo era della nonna, e via…
Ma come dicevo, il mio problema e i miei timori, non risiedono nel dover restare a casa, anzi, perché qui a casa, mi sento “protetta”, come se non mi potesse accadere nulla (e lo spero). Ciò che mi spaventa e mi tormenta, è tutto quello che accade lì fuori, fuori da questa bolla. Penso al personale medico in trincea, a tutte le persone che soffrono, a quelle che non ci sono più, all’aumento dei contagi… penso alla mia terra, la Puglia e anche alla Lombardia, la terra in cui ho vissuto per tanti anni, dove ho lasciato un pezzo del mio cuore.
Penso a cosa ne sarà dell’economia della nostra nazione, a come ci risolleveremo da tutto questo e a quale sarà l’impatto su ciascuno di noi, soprattutto sulle fasce più deboli.
Ora ci siamo dentro, e resistiamo. Ci stiamo impegnando, chi più e chi meno (perché i furbastri di turno, ci sono sempre) e nonostante le ansie e le paure, cerco di non perdere mai il mio pensiero positivo, perché è importantissimo per mantenere alte le difese immunitarie: mens sana in corpore sano. Faccio attività fisica tutti i giorni e cerco di ridere, di diversificare i pensieri e di utilizzare il buonsenso.
Ora bisogna stringere i denti, mantenersi lucidi e cercare di non lasciarsi schiacciare dalla paura e dal senso di smarrimento. Il mio mantra è diventato: buonsenso, cautela e pensiero positivo.
Non so quanto durerà tutto questo, se la fine è vicina o lontana, se verrà scoperta una cura o un vaccino… ma voglio credere e sperare che ci sia la luce, alla fine del tunnel. Che tutto questo abbia presto una fine. Che L’Italia, l’Europa e il mondo intero, riescano ad affrontare tutto questo in modo coeso, mettendo da parte gli interessi delle singole nazioni, ma pensando soprattutto al bene degli esseri umani, alla salute degli esseri umani.
E’ che vorrei vedere più umanità e meno speculazione, meno prese in giro, meno atteggiamenti di chi si crede sempre migliore degli altri. Perché bisogna dirlo, l’Italia, sta gestendo questa situazione molto meglio di quanto non stiano facendo altrove. Non l’abbiamo sottovalutata… anzi! Forse, sarebbe stato necessario attuare fin da subito le misure restrittive più severe, magari, saremmo riusciti ad arginare ulteriormente l’ondata di contagi… ma direi che ora, ci siamo, stiamo percorrendo la strada più giusta e spero che porti presto i suoi frutti.
Ma l’obiettivo vero, quello risolutivo, dev’essere la cura, il vaccino, perché altrimenti, tutto questo, continuerà ad esistere, come un continuo girotondo.
Spesso mi chiedo il perché di tutto questo… spero solo che alla fine, ci si possa trovare diversi, migliori, e più consapevoli sul valore della vita e di tutto ciò che abbiamo. Vorrei che imparassimo a riscoprire la natura, a proteggerla e tutelarla. Sarebbe bello se riuscissimo a capire quali sono le cose che contano davvero, le priorità e se imparassimo ad essere più tolleranti e solidali con il prossimo, mettendo da parte tifi da stadio, insulti e comportamenti razzisti.
Abbiamo tantissima forza ed energia dentro, e voglio credere che le investiremo nel migliore dei modi, perché da tutto questo, statene certi, ne verremo fuori!
Ma ora, basta chiacchiere, voglio parlarvi di questa ricetta di cui mi sono letteralmente innamorata, tant’è che l’ho preparata per due domeniche di seguito e credetemi, è una cosa che non accade praticamente mai.
Come vi dicevo, ho riscoperto il piacere di preparare la pasta fatta in casa e così, un mesetto fa, ho “rubato” a mia mamma il “troccolaturo“, che è quell’arnese che vedete fotografato poco più giù. Non voglio esagerare, ma quello strumento, avrà all’incirca la mia età, o poco ci manca. E’ nei miei ricordi di bambina, nelle domeniche mattina fatte di acqua e farina e di profumo di sugo.
Quando me lo sono ritrovato tra le mani, mi sono resa conto di quanto anche i gesti abbiano memoria…
Comunque, tornando a questo piatto, credetemi sulla parola se vi dico che vi sorprenderà: una pasta fresca, ruvida e porosa, al sapore di limone e zafferano, che si lascia avvolgere da un ragù saporito e profumatissimo. Sì, lo so che magari starete storcendo il naso e starete dicendo: “Il coccooo?!”. E io vi rispondo: “Già, già, proprio il cocco, e ci sta non bene, ma di più! Provare per credere!”.
Direi che oggi, mi sono dilungata abbastanza, vi saluto, vi auguro un buon inizio settimana e mi raccomando, teniamo duro, perché insieme, ce la possiamo fare!
Pale blue eyes…
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Troccoli al limone e zafferano, con ragù di carne, pistacchi e cocco
Ingredienti
- Per la pasta
- 200 gr di farina di semola di grano duro rimacinata
- 50 gr di farina 00
- 140 ml di acqua (dose indicativa, potrebbe servirne un po' di più o di meno)
- 1 cucchiaio di olio evo
- 1 bustina di zafferano
- 1 limone bio (la scorza grattugiata)
- Per il ragù
- 450 gr di carne trita mista (maiale – vitello)
- 1 grossa carota
- 1 cipolla media
- 1 cucchiaio colmo di uvetta (mettetela in ammollo)
- 1 cucchiaio colmo di granella di pistacchi (più altro per completare il piatto)
- 1 cucchiaio colmo di farina di cocco
- 1 spicchio d'aglio privato dell'anima centrale
- 1 cucchiaino colmo di miele d'acacia
- 1 bicchiere di acqua calda
- 1 noce abbondante di olio di cocco (potete sostituirlo con il burro)
- 100 ml di crema di cocco
- 50 ml di vino bianco
- q.b. di sale, pepe e olio evo
- q.b. di grana padano grattugiato
Istruzioni
- Per la pasta, sciogliete lo zafferano in acqua a temperatura ambiente; mettete tutti gli ingredienti nel cestello della planetaria e impastate alla prima velocità per circa 10 minuti. Toccate la pasta, qualora risultasse troppo nervosa, aggiungete ancora un pochino di acqua, ma senza esagerare. Una volta ottenuto l'impasto, avvolgetelo in un foglio di pellicola e lasciatelo riposare per un'oretta.
- Trascorso il tempo di riposo, dividete l'impasto in tre parti uguali. Spolverate generosamente la spianatoia con farina di semola e stendete l'impasto a uno spessore di circa 3 mm. Spolverate ulteriormente la superficie con una dose generosa di farina e passate il "troccolaturo" (infarinate un po' anche lui) sulla sfoglia. Partendo dal basso, dovete esercitare molta pressione, in questo modo, i troccoli tenderanno a separarsi da soli. Qualora sia necessario dargli un aiutino con le mani, siate delicati. Continuate così per ciascuna sfoglia. Trasferite i troccoli su un piano spolverato di semola e lasciateli asciugare.
- Per il ragù, mettete nel cutter la carota, la cipolla, l'uvetta, la granella di pistacchi, il cocco e l'aglio e triturate tutto finemente. Ponete un'ampia padella sul fuoco (io ne ho utilizzata una in alluminio), aggiungete l'olio evo e l'olio di cocco, quando saranno caldi, aggiungete il soffritto e lasciate andare per qualche minuto. Aggiungete la carne e fatela rosolare bene. Salate, pepate, aggiungete il miele, sfumate con il vino bianco, alzate la fiamma, fate evaporare l'eccesso di vino. Aggiungete il bicchiere d'acqua, coprire e abbassate la fiamma. Cuocete a fuoco lento, girando di tanto in tanto, fino a far restringere bene e ottenere un ragù asciutto. Il mio, l'ho lasciato cuocere per circa due ore. Aggiustate di sale.
- Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, per circa tre minuti da quando avrà ripreso il bollore. Accendete il fuoco sotto la padella del ragù e aggiungete la crema di cocco. Trasferite i troccoli nel ragù, aggiungete un mestolo dell'acqua di cottura della pasta, mescolate e completate la cottura, aggiungendo altra acqua, se necessario. Aggiungete grana padano (fuori dal fuoco) e mescolate bene.
- Distribuite i troccoli nei piatti e completate con granella di pistacchi, pepe, un filo d'olio e a piacere, altro grana padano e qualche fogliolina di timo.
Note
- Volendo, potete impastare anche a mano, non è necessario l’utilizzo della planetaria.
- Nell’impasto, potete omettere lo zafferano e la scorza di limone
- Se non avete il troccolaturo, con lo stesso impasto, potete formare altro tipo di pasta: pici, gnocchetti, o ciò che preferite, magari anche delle “tagliatelle”, ma mantenendo sempre lo spessore che vi ho indicato.
- Nel ragù, se preferite, potete omettere il cocco, sostituendo la farina con un altro cucchiaio di granella di pistacchi; l’olio di cocco, con il burro normale e la crema di cocco, con la panna fresca.
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